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I PREFER TO PLAY

"AAF  Art Affordable Fair",

with Art Gallery “Il Vicolo”, Milano 2014 (exb)

“The Others”, Art Fair 

with Asilo Bianco, Torino 2013 (exb)

“Art on the stadio”,

Writing Graffiti con WgArt,

Varese 2013 (Lpaint)

"AAF Art Affordable Fair",

with Art Gallery “Il Vicolo”, Milano 2013 (exb)

“Faro Wall”, 2013 (Lpaint)

“The beauty case”, collective exibition 

at “Il Vicolo”, Genova 2012 (exb)

“Studi Aperti”,

Asilo Bianco, Ameno 2012 (Lpaint)

“Blooom”, Art Fair, Colonia (2010 - 2011) (exb)

 

Paka titola “I prefer to play “ il suo ultimo lavoro in cui crea su tela una dimensione in cui si dà spazio ad un messaggio univoco: I prefer to play, difendendo il tempo del gioco dai corrosivi e frenetici tempi odierni, rifuggendo immagini e fatti violenti della società che si impongono allo sguardo di chi vorrebbe solo….play. Un palla rossa emerge evidente dai collage di giornali quotidiani e riviste che fanno da base sulla tela, e si erge a scudo corretta la considerazione di Paul Klee: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, bensì rende visibile…”, puntando decisamente alla capacità associativa come attività creativa dell’uomo. I segni e simboli utilizzati come linguaggio visivo sono polivalenti e spesso non sono riconducibili logicamente a un unico significato, risvegliano idee e intuizioni, spesso sostenute da inattesi titoli delle opere. Dall’analisi dei predicati fondamentali del gioco, inteso come play e/o come game, risulta che esso è un atto libero, una forma dinamica di comportamento priva di costrizione e finalità esterne, la quale si avvale ampiamente della logica metaforica e del carattere “come se”. Ciò significa che, rappresentando la realtà, i giocatori si scambiano informazioni intorno al mondo e al tempo stesso comunicano intorno al gioco. “Se la funzione dell’arte è quella di rimettere in discussione le regole costituite ponendosi come voce critica all’interno del sistema ecco che il gioco diventa l’elemento essenziale per raggiungere la consapevolezza e sviluppare nuovi spazi di creatività”: è così che Alberto Fiz definisce il gioco in rapporto all’arte. E l’arte è gioco, così potremmo chiosare, perché appare come una struttura mobile, in divenire, che non esiste indipendentemente dal suo manifestarsi, la cui forma consiste nella rappresentazione, è ”érgon”che si fa “enérgeia”.

testo critico di Alessandra Piolotto

 

 

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